I Norvegesi
LEGGENDE
Lassù nei paesi Scandinavi, dove le terre sono ricoperte di foreste lussureggianti, di fiumi impetuosi e gelidi, di grandi laghi e da fiordi profondi circondati da montagne imponenti dalle cime sempre innevate, lassù dove l’Oceano Atlantico accarezza incessantemente le sue coste rocciose e frastagliate, lassù sono nate antiche leggende nelle quali la realtà e la fantasia si confondono, terre di uomini e di dei che continuano a vivere attraverso il ricordo delle loro gesta.
Narra un’antica leggenda Vichinga che tanto tanto tempo fa, in un lontano paese del Nord, viveva una bellissima dea di nome Freya, un po' ribelle, un po' sbarazzina, la quale trascorreva il suo tempo in compagnia di alcuni gatti di colore bianco, dall’aspetto maestoso e con il mantello fitto, lungo e soffice al tatto, i quali la deliziavano nelle sue tristi giornate facendole tante tante fusa.
Freya dea della fertilità e dell’amore si divertiva molto ad andare in giro sopra ad un carro tutto d’oro, trainato da una muta di questi fantastici e maestosi gatti, elargendo abbondanza e prosperità. Questi gatti erano i primi norvegesi della Foresta.
Un'altra leggenda racconta che Thor, il possente dio della folgore, strenuo difensore degli uomini contro gli assalti dei giganti e delle forze del male, si rivelò incapace di sollevare da terra un gatto di questa razza, talmente era pesante.
Le origini di questi magnifici felini si perdono dunque nella notte dei tempi, evocando epoche lontane, nonché il leggendario popolo dei Vichinghi. Pare infatti, che i progenitori dei nostri maestosi gattoni fossero impiegati dai Vichinghi nei lunghi viaggi sui mari per tenere sgombre dai topi le stive delle navi e fu così che questi micioni divennero anche il gatto domestico delle loro case.
ORIGINI
L’origine si perde nella notte dei tempi, nella gelida e lontana Norvegia... Le grandi foreste della penisola scandinava, dove per sei mesi all’anno la temperatura scende a 20 gradi sotto lo zero, sono state lo scenario in cui si è formato lo "Skogkatt" o meglio, come il nome originale suggerisce, "NORSK SKAUKATT", che significa "gatto dei boschi".
La spiegazione biologica (la più plausibile) dell'apparizione e della grande diffusione dei gatti dei boschi è che i loro antenati erano, molto probabilmente, gatti a pelo corto del sud Europa che si diffusero nei paesi Scandinavi così come nel resto del continente, in epoca preistorica.
Attraverso la selezione naturale, che ha funzionato tenendo conto delle differenti e ostili condizioni climatiche dei paesi del Nord, sono sopravvissuti solo gli individui con pelo fitto e lungo.
 
STORIA
La prima notizia storica sul “gatto Norvegese delle Foreste è datata 1599, quando un sacerdote naturalista danese di nome Peter Clauson Friis che visse a lungo in Norvegia, lo descrisse e lo classificò per la prima volta. Divise le linci in tre classi: la lince-lupo, la lince-volpe e la lince-gatto.
Quello che Peter Clausson Friis chiamava lince-gatto era proprio il Norvegese! E' decisamente possibile, dato che anche al giorno d'oggi si riscontrano molte similitudini tra la lince e lo Skogkatt. Le più evidenti somiglianze che entrambi i felini manifestano, sono indubbiamente la grossa stazza, le zampe posteriori più alte, i ciuffi di pelo sulle orecchie e nelle zampe un’abbondante pelo che permette loro di non sprofondare nella neve. Inoltre, entrambi amano l'acqua e sono molte abili nel prendere pesci nei laghi e nei ruscelli.
Poi silenzio sino al 1835. Soloquando venne pubblicata l'opera "Favole popolari norvegesi" scritto da Asbjornsen e Moe, il gatto delle foreste entra a far parte del patrimonio letterario e culturale norvegese. Nell’opera “Favole popolari norvegesi” lo si trova numerose volte, dove viene chiamato "Huldrekat" ("huldre" = ninfa del bosco). Nel glossario un "huldrekat" viene descritto come un gatto dei boschi con una coda spessa e folta. Nel 1912 l'autore norvegese Gabriel Scott scrisse un popolarissimo libro per bambini intitolato "Sølvfaks" (= "Silver-fax"); il protagonista della storia e' un gatto dei boschi chiamato appunto Sølvfaks.
Nel 1943, fu pubblicato in Norvegia un libro sull'allevamento del Gatto Norvegese delle Foreste, ad opera di Reidar e Lund.
Lo Skogkatt ha sviluppato caratteristiche uniche nel mondo felino. Con il tempo, l'allevamento selettivo ha solo esaltato le caratteristiche morfologiche naturali del gatto e ha voluto ridare alla razza un'originale identità.
La selezione indotta, allungando il corpo, la coda e il muso, lo ha anche ben differenziato dalle altre razze come il maine-coon e l'angora turco con le quali veniva spesso confuso.
Verso gli anni 30 alcuni allevatori Scandinavi s’interessarono attivamente a questo felino autoctono. Iniziarono così un allevamento con l’obiettivo di salvaguardare l’originalità della specie, selezionando i soggetti per la loro morfologia e la folta pelliccia, cercando di preservarlo da accoppiamenti con gatti a pelo corto.
Come molte altre razze anche il Norvegese conobbe un momento di declino durante la Seconda Guerra mondiale perché la chiusura delle frontiere, e la scelta di sottoporre a quarantena gli animali in entrata e in uscita dalla Scandinavia, impedirono la divulgazione e lo scambio di notizie su questi gatti. L'isolamento, ovviamente, determinò un progressivo impoverimento del patrimonio genetico della razza, per poi ripartire di nuovo negli anni cinquanta.
Tuttavia solo verso gli anni 70, a seguito dell’incombente pericolo d’estinzione (tra le cause, l’estensione delle città e la diffusione di gatti a pelo corto), furono messi a punto dei programmi di allevamento.
I primi rappresentanti di questa affascinante razza comparvero in esposizione nel 1969. Erano 13 esemplari.
Dovremo però aspettare il 1973, quando H. Nordane ed E. Runas della Federazione Felina Norvegese iniziarono il primo serio programma di selezione ed allevamento.Nel 1974 viene registrata al libro origine norvegese, la prima coppia di nome Pippa e Truls che dà vita ai primi cuccioli.
Nel 1975, Kari Eggum, Live Loose e Egil Nylund fondarono  il Norsk Skogkattring Club che decretò per questa meravigliosa razza un successo inaspettato.
Due anni più tardi, nel 1977, il riconoscimento ufficiale da parte della Federazione Internazionale (F.I.Fe), gli assicurò la consacrazione nel mondo felino.
Nel 1984 allevatori americani aderenti alla T.I.C.A. (The International Cat Association) stabilirono lo standard della razza.
Nel 1987 anche il C.F.A. (Cat Fancier’s Association) registrò il suo primo Norvegese e sei anni più tardi la razza venne riconosciuta ufficialmente e lo standard definito.
C'era un enorme lavoro da fare; trovare i giusti soggetti per l'allevamento, e assicurarsi che il materiale genetico fosse sufficientemente vario da proteggere la razza dai rischi insiti nella consanguineità. Questo lavoro continuò in Scandinavia fino al 1990, quando si decise di fermare il riconoscimento di nuovi animali provenienti dalle aree rurali, i cosiddetti novizi.
Tra i pionieri, la più ricordata è senza dubbio Else Nylunds, con l'affisso "Pan", ma anche Randi e Arild Grotterød, che hanno dato un grande contributo alla razza con il loro affisso "Torvmyra". La ragione per cui questi due affissi sono particolarmente ricordati è che ancora oggi vengono allevati gatti discendenti da loro, ed è attualmente quasi impossibile trovare un gatto nel cui pedigree non vi siano antenati dall'affisso "Pan" o "Torvmyra". Altri allevatori che, per una ragione o un'altra, hanno smesso di allevare Gatti Norvegesi - ma la cui influenza può essere chiaramente rintracciata nella razza com'è oggi - hanno usato affissi come "Colosseum", "av Baune", e "Pjewiks Forest".
I pionieri norvegesi furono presto affiancati da allevatori danesi, come Vibeke Poulsen ("Dovregubben"), e Dortemarie Kaplers ("Guldfakse"). Ormai nessuno di questi due allevamenti sta più producendo Norvegesi. Vibeke Poulsen fu la proprietaria del primissimo Norvegese arrivato in Danimarca, il cui nome è Norwegian Wood's April Dream, chiamata col nomignolo di "Sidser". Sidser fu riconosciuta come Gatto delle Foreste Norvegesi in una esposizione in Danimarca, e morì all'età di 16 anni. Il riconoscimento di Sidser diede inizio a tutto. Parecchi gatti furono importati in un breve lasso di tempo. I più conosciuti ancora oggi sono tre maschi, piuttosto anzianotti. Il più vecchio, nato nel 1980, fu IC Røde Peer. Dopo di lui arrivò il GIC & EP Torvmyra's Grand Soltario. Il più amato dei tre fu EC Colosseum's Gustav Graah, Merito Distinto, nato nel maggio 1981. Questi tre stalloni non sono ovviamente più attivi da molto tempo, e solo Torvmyra's Grand Soltario è ancora vivo, ma tutti loro hanno grandemente contribuito allo sviluppo della razza in Danimarca e alla sua diffusione in Europa.
CHI E' – ASPETTO - CARATTERE
Come non rimanere affascinati davanti ad un Norvegese, dalla bellezza semplice, altera e nello stesso tempo irresistibile? dal suo sguardo dolce e selvaggio?
Il Norvegese emana un’impressione di forza e tranquillità.
Il suo mantello spesso e brillante, dal pelo di copertura caratteristico, oleato, totalmente idrorepellente.
Nei mesi invernali il suo manto è al massimo del suo splendore, formando una collaretta attorno al collo, mentre vaporosi “pantaloncini” scendono sulle cosce.
La punta delle orecchie dovrebbe avere dei ciuffetti di pelo all’estremità, come nella lince, donandogli quell’aspetto da felino selvatico.
La coda deve essere lunga e ben ricoperta di pelo, che il nostro amico raddrizza con fierezza.
La testa deve avere, nel gatto ideale, un profilo dritto che si unisce in un triangolo in perfetta armonia con le grandi orecchie puntate in avanti.
Gli occhi devono essere leggermente a mandorla e posti in obliquo rispetto la canna nasale.
Il mento deve essere forte e ben disegnato.
I maschi, che arrivano a pesare interno ai sette chili, sono molto più imponenti delle femmine il cui peso si aggira intorno ai quattro/cinque chili.
Il Norvegese deve essere grande e possedere un’ossatura robusta e forte.
Le zampe posteriori sono più alte rispetto a quelle anteriori.
I piedi hanno una leggera “palmatura”, cioè ciuffi di pelo fra le dita, che gli consentono di correre e camminare sulla neve senza sprofondare.
E’ uno dei pochissimi gatti che scende da un albero girando a spirale lungo il tronco.
Allevare il Norvegese non è poi così difficile come può sembrare. Le femmine hanno calori più o meno rumorosi, a secondo dei soggetti, ed inoltre sono madri veramente molto attente. Le cucciolate in genere sono formate da 3-4 cuccioli che la madre accudisce con pazienza e amore.
I cuccioli apprendono molto facilmente a tenersi puliti da soli e, sin dalla più tenera età, imparano ad utilizzare la cassetta.
La crescita è veloce nel primo anno di vita, poi continua ad irrobustirsi fino a raggiungere la completa maturità all’età di quattro anni.
Nonostante il suo aspetto da gatto selvaggio, il Norvegese delle Foreste è un “Grande Buono”; non è solo un bel gattone, ma è anche dolce e coccolone, è molto socievole e accetta gli altri gatti, i cani e i bambini senza problemi.
La sua intelligenza è acuta, capisce tutto ed è facile insegnargli tante cose.
Si attacca particolarmente al suo padrone e lo si può considerare tranquillamente un gatto casalingo. Questo magnifico gatto si adatta bene alla vita in appartamento, basta lasciargli a disposizione dei giochi, un tiragraffi e lui ne sarà felice. Ama molto andare sopra i mobili ed osservare tutto quello che succede, a lui non sfugge proprio nulla. Nonostante sia discreto, il Norvegese ha il dono di essere sempre presente nella vita familiare. Partecipa attivamente, esprimendo i suo stati d’animo con la mimica e parlando nel vero senso della parola.
Ma non crediate che manchi di carattere. E’ gatto dalla punta delle orecchie fino alla punta della coda.
E’ soprattutto per il suo carattere e non solo per la sua bellezza, che chi ne possiede uno non può fare a meno di lui.
VIVERE CON UN NORVEGESE
Non è poi così difficile come sembra, vivere con questo possente micione. Lui si adatta benissimo a vivere in appartamento con noi, a patto che lo si rispetti.
Quando mi avvicinai al mio primo norvegese, non pensavo certo di diventare un allevatrice.
Come è successo a moltissime persone, il mio primo micione lo vidi su una rivista e mi affascinò tantissimo il suo aspetto selvaggio e così pensai di prenderne uno. Lo trovai in un giorno di settembre in una esposizione, era una piccola palla di pelo così dolce e carino che io e mio marito non resistemmo e lo portammo a casa, convinti che sarebbe stato l’unico norvegese della nostra vita.
Con il suo carattere affettuoso, gioviale e fiducioso mi conquistò a tal punto che abbiamo instaurato una tale sintonia che, alcune volte, quando penso qualche cosa, lui la esegue senza che io nemmeno parli. Inoltre, mi “abbraccia” con le sue zampe anteriori e mi da dei colpetti con il muso sul viso, in quel momento mi rendo conto che il nostro rapporto è davvero particolare.
Così decidemmo di prendere la nostra prima femmina e poi arrivarono altri norvegesi e anche con loro ho instaurato un rapporto speciale; ognuno di loro però, ha il suo carattere e il suo modo di comportarsi. C’è chi adora venire sulle gambe e farsi coccolare, c’è chi si fa prendere in braccio, c’è chi è un po’ più timida e si fa coccolare solo quando vuole, c’è chi ruba i pezzetti di carta e poi si mette a giocare, c’è chi……….., tutti hanno un carattere davvero unico e speciale.
Ti sanno prendere il cuore e non riesci più a stare senza di loro e poi se qualche volta combinano qualche marachella, va bhé! pazienza, ci sanno donare molto di più.